mercoledì 3 luglio 2013

Crenos 2013, qualche numero del declino.

Il Sinis, uno dei tanti angoli di paradiso in Sardegna
Il rapporto Crenos nasce dall'esigenza di avere dati più puntuali per l'analisi statistica dei fenomeni economici e sociali. Per una più accurata consultazione rimando al sito.
Dando una lettura alle tabelle del rapporto 2013 il primo sentimento è lo sconforto, tanto risulta essere il divario tra la Sardegna e il resto d'Europa negli ultimi 10-15 anni, con una forbice sempre in aumento.
Nel 2000 eravamo 18esimi nell'Europa a 27 per pil pro capite in parità di potere d'acquisto, nel 2010 siamo scesi di un posto al 19esimo, questo chiaramente se fossimo uno stato e non una regione.

Sembrerebbe poco, ma la natura delle statistiche è decisamente più castigante se si guardano gli altri stati e alcuni valori. Questa che metto qui è solo un'analisi approssimativa di alcuni numeri.
Un primo dato, fondamentale nell'analisi, è la crescita del peso sul Pil del settore petrolifero, passato da 1,5 miliardi di esportazioni a 5,5 nell'arco di 10 anni. Questo dato droga ampiamente il dato sul pil pro capite a parità di potere d'acquisto, anche perché praticamente è l'unico settore dove vi è stata crescita nell'ultimo decennio.
 Il secondo dato da prendere in esame è la crescita del peso del settore pubblico, che, nello stesso periodo, è stata del 20%, senza un apparente miglioramento dei servizi offerti.
Il settore pubblico è passato dal '96 al 2010 da 15 a 20 miliardi di euro, nello stesso periodo il Pil è cresciuto da 26 a 30 miliardi. E' facile vedere, come con una certa approssimazione, abbiamo un peso del pubblico del 65%, insostenibile per l'economia privata, da cui derivano i famosi 4 miliardi di deficit fiscale coperti da Roma.
Se si considera il dato del settore petrolifero unito al rapporto pubblico-privato, si ha il dato di un disastro, a cui vanno aggiunti i crolli dei settori industriale, commerciale e turistico, che negli ultimi due anni hanno proporzioni disarmanti e le cui conseguenze vanno ancora in parte registrate. In Sardegna, su una popolazione di più di 1.6 milioni, abbiamo un'occupazione sotto i 600 mila, con una perdita di 30.000 occupati nel solo 2012.
Tutto questo non deve creare un senso di resa, è proprio la mancanza di volontà che ci sta portando a questo punto, non possiamo indugiare oltre.
Ci sono stati che possono essere osservati per qualche caratteristica comune, per ora mi soffermo sul dato insulare, guardiamo Irlanda, Malta e Cipro, tre isole che sono diventati stati nel corso del '900, e che prima non stavano certo meglio di noi.
Il dato del pil pro capite in parità di potere d'acquisto da che l'Irlanda nel 2000 aveva un valore di 25.1 mila euro, Malta 16.5, Cipro 16.7, mentre la Sardegna aveva 16.4.
Nel 2010, subito dopo la prima ondata di crisi, l'Irlanda ha 31.6, Malta 21, Cipro 23.6, e la Sardegna? 19.
Malta è cresciuta di 3.5 punti, Cipro 5.9, l'Irlanda 5.5.
Il problema dell'assalto dei turisti...
La Sardegna sta dietro con un incremento di 2.6 punti, dovuto al solo oro nero, o meglio, alla sua trasformazione.
Capisco che un'analisi o un elenco buttato giù così abbiano un valore relativo, però dovrebbe far pensare, sarà cura della politica offrire rimedi a questo declino che va ben oltre la "crisi". 
Per ora non si può dire che né centrosinistra né centrodestra italiani,  né tantomeno i governi  tecnici o di larghe intese abbiano influito positivamente nel corso delle ultime legislature, semmai è dimostrabile il contrario.
I confronti rapidi che ho voluto fare hanno un solo scopo, che ha a che fare con le mie idee politiche, e vorrebbero dimostrare una cosa, la dipendenza fa male. Chi ha scelto di governare la propria economia sta meglio di noi, spesso vengono citati per gli scivoloni nella crisi, ma continuano a stare meglio di noi, e ripartono, noi no.
La Sardegna non viene citata molto in Europa, semplicemente non esiste, ma noi esistiamo, e siamo i veri colpevoli di questa situazione.







Nessun commento:

Posta un commento